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Per abbandono scolastico intendiamo il numero dei ragazzi under 25 che non vanno oltre la terza media. Si tratta di un problema serio e preoccupante, specie per l’Italia, che è ai primi posti in Europa proprio in tema di giovani che lasciano precocemente la scuola.

Ma quanto costa ad un giovane, in termini di futuro occupazionale, lasciare precocemente la scuola e non terminare il proprio percorso di studi? Tanto, tantissimo: senza un valido percorso di istruzione o di formazione si rischia di restare perennemente ai margini del mercato del lavoro e finire in quella categoria definita come “neet”: giovani che non studiano e non cercano lavoro. L’Europa ha fissato per tutti i paesi dell’Unione la soglia di abbandono scolastico del 10%.

E l’Italia come è messa? Sia le cifre elaborate a livello nazionale dall’Istat, che quelle dell’OCSE (le ultime si riferiscono al 2018) ci dicono che il tasso di abbandono scolastico nel nostro Paese si è attestato al 14,5% (una percentuale che si fa ancora maggiore tra i maschi). In Europa l’Italia è, dunque, quasi fanalino di coda, fanno peggio solo Turchia, Islanda, Spagna e Malta. La media dei paesi UE è al 10,6%, ad un passo dall’obiettivo 2020: scendere sotto il 10%.

Per quanto riguarda le singole regioni italiane, i ragazzi del sud fanno più fatica ad andare avanti. La forbice che divide l’Italia separa il Veneto (percentuale di abbandono dell’8%) dalla Sicilia (percentuale del 22,4%). Sebbene tra il 2018 e il 2019 la situazione sia migliorata di un punto percentuale per l’Italia, in Umbria, Abruzzo, Lazio e Basilicata si è registrato un peggioramento. La situazione continua a essere drammatica per alcune regioni del sud: la Sicilia (22,4%), la Calabria (19%) e la Puglia (17,9%).

Una soluzione all’abbandono scolastico potrebbe essere anche quella di iscriversi ad una scuola privata accreditata, così da poter concludere il percorso di studio interrotto. Si stima che, per ogni ragazzo che lascia la scuola, lo Stato spenda fino a 2 milioni di euro e azzerare il fenomeno significherebbe recuperare fino a quasi 7 punti percentuali di PIL. Studi accreditati dimostrano che chi smette di studiare troppo presto, durante la vita tende ad avere maggiori problemi di salute, quindi a pesare di più sul servizio sanitario nazionale.

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